23 febbraio 2012

Le cose che voglio ricordare

E' strano che proprio io che ho dichiarato fin dall’inizio che del “gran giorno” non me ne fregava proprio niente in realtà me la stia davvero spassando ad organizzare sta cosa dello sposalizio.
O forse la verità è che me la sto spassando proprio perché non ho nessuna pretesa di tirare insieme l’evento del secolo, né tanto meno di “coronare un sogno” o altre sbrodolate di zucchero che si sentono in giro. 
Però se ci penso ci sono già tanti bei ricordi che ho, e che mi dispiace non avere immortalato, in qualche modo. La domenica di un anno fa, quando ci siamo appostati fuori dalla chiesa per presentarci al prete. Il corso dei fidanzati, con pizzata e pastasciuttata tutti insieme.
La serata passata in cucina a mettere il nastrino alle partecipazioni.
Le mie amiche che mi hanno accompagnata a fare shopping prematrimoniale.
Soprattutto, la prova del menù al ristorante: che siccome nevicava forte ci siamo messi gli stivaloni e ci siamo andati a piedi, per un sentierino, portandoci anche le Candistrega. Siamo arrivati completamente bianchi, tutti e quattro. E io e Apprendista abbiamo mangiato e bevuto all’impossibile, tanto al peggio sulla strada del ritorno potevamo solo ruzzolare nella neve.
Ecco, comincio a pensare che le cose bella da ricordare di un matrimonio dovrebbero essere queste, che non ha senso ricoprire di enormi aspettative un giorno solo. Un giorno solo non ce la può fare.


2 febbraio 2012

Ucci Ucci sento odor di Cristianucci (2)

A sorpresa, riprendiamo a parlare delle temute creature che mi perseguitano nella vita lavorativa: i bambini. A branchi, del tutto inaspettati, mi assalgono da ogni dove.
Si era parlato qui: http://casettadistreghe.blogspot.com/2009/12/ucci-ucci-sento-odor-di-cristianucci.html#comments della mia primissima e faticosa impresa con le scolaresche in visita nello stabilimento dove lavoravo tanti anni fa.
In tempi più recenti una collega mi ha comunicato che avevamo avuto l’incarico per una consulenza in materia di sicurezza alimentare. Roba per me. Nello specifico, controlli presso le mense scolastiche.”Nei centri di preparazione pasti?” Chiedo. “No, no:  direttamente presso i refettori”. “Ucci Ucci. Chissà quanti Cristianucci…”
Infatti: centinaia per volta, che urlano tutti insieme finché una qualche maestra disperata non estrae un fischietto emettendo un sibilo assordante che ha il potere di zittirli per 27 secondi di fila. Ne esco sconvolta: peggio di un giro sulle montagne russe mentre guardi un film horror mentre ti fanno la ceretta.
Ma il peggio del peggio sono le riunioni con le mamme. Mamme preoccupate perché i loro pargoli mangiano poco, perché le pietanze sono strane, perché le pietanze sono sempre uguali, perché il cibo è caldo o perché il cibo è freddo ma anche perché è “troppo tiepido”. Lo giuro.
E io ormai ho imparato che non posso ribattere niente, che a nulla vale il fatto che il cibo sia oggettivamente buono, perché “sì dottoressa, ma lei non ha figli…”. Anche il loro ginecologo non aveva la patatina eppure le ha aiutate a partorire, ma questo loro non se lo ricordano.
Mamme che forse si sentono mortalmente in colpa per quel pasto che le creature consumano fuori casa, confezionato da fredde mani estranee, e che temono che questa loro assenza comprometterà irrimediabilmente la crescita mentale e fisica dell’esserino. Il quale esserino a mio parere se ne frega, mangia quello che gli va e lancia in giro il resto, gridando come un pazzo nelle mie orecchie. Tanto poi alle 16.30 fa il faccino da orfanello e mamma gli compra le patatine.
Ultimamente si fanno i controlli al refettorio con i genitori: ovvero succede che una delle mamme affronta e supera l’occhiataccia del capoufficio e si scapicolla fino alla scuola per controllare di persona a quali sevizie sono sottoposti questi piccoli David Copperfield e quali velenosi intrugli sono loro somministrati.
Al refettorio le mamme dovrebbero stare con me, limitarsi a guardare e assaggiare, ma non ce la fanno proprio.
Girano tra i tavoli, cercano i loro piccoli, gli amichetti che conoscono meglio. E cominciano a dare buffetti consolatori, a chiedere se proprio non vogliono assaggiare nemmeno un pezzettino, per piacere e per amore della Madonna e di Gesù Bambino che è morto per noi tutti.
E poi mi guardano sconsolate: “ha visto? quando è arrivato il pesce uno ha fatto il gesto di turarsi il nasino!” . Straziante, roba da Libro Cuore. Meno male che ha lasciato il cellulare in cartella se no avrebbe chiamato il Telefono Azzurro.