Se cercate spunti sul web, tra le dolci sposine che si scambiano consigli, la prima cosa che dovete sapere è che la bomboniera, il "cadeaux de mariage", in gergo la dovete chiamare “bombo”.
Ora, io sono una che ama usare poche semplici parole ma quelle che servono le voglio tutte intere. Sono una che rifiuta l’uso della lettera “k”, anche negli sms. Epperò alla bombo ho ceduto. Attanagliata dai dubbi e dallo stress (le faccio o non le faccio, e se le faccio dove le metto, e se me le faccio fare quanto le pago, e se le pago poi son sempre robe che van buttate) alla fine infervorata digitavo “sos bombo” sulla tastiera e in cuor mio sono arrivata a chiamarle le “minchiobombo”.
Ma analizziamo con calma il problema. Io ero partita sicura con l’idea di fare una donazione a qualche associazione di beneficenza, scrivere su un bigliettino “cari ospiti, invece che comprarvi un orrido fermacarte di penne di cocorita albina abbiamo preferito dare un contributo alla ricerca contro le vene varicose” e ficcarglielo dentro una bustina con i confetti. Fatto.
Quando però si passa alla gestione pratica della faccenda, ecco che si inizia a considerarla diversamente. Tanto per cominciare, la spesa. Un sacchettino decente per i confetti costa almeno un euro e cinquanta, più i confetti, più i biglietti, più la stampa, più l’offerta. Già: quanto dovrò dargli a quelli delle vene varicose?
Ecco, sinceramente tutti i miei buoni sentimenti relativi alla suddetta offerta stavano per essere soffocati dalla lunga serie di obblighi correlati. Compreso quello di renderla nota a tutti, guarda come siamo stati morigerati, proprio in un giorno in cui tra vestiti, cibo e inutilità varie si scialacqua un piccolo patrimonio. Insomma, pur avendo sempre apprezzato chi ha fatto questa scelta, ho cominciato ad avere qualche dubbio sul fatto che fosse quella giusta per noi (per me, in realtà: lo sposo a questo stadio dei preparativi è una figura del tutto marginale). Comunque. Di rinunciare completamente alle “bombo” non ho avuto il coraggio, visto che sono destinate agli ospiti e non a me. Quindi si trattava di trovare qualcosa che non fosse orrendo, che costasse poco, e che non avesse l’insopportabile pretesa di esser conservato “per ricordo”.
Alla fine ho deciso di farmi fare delle confetture da un mio agricoltore, alle quali metteremo un’etichetta coi nomi e la data. Il tutto in un sacchettino, insieme agli immancabili confetti. Spesa ragionevole: circa quattrocento euro di confetture (noi prenderemo dei vasetti belli grossi, ma potrebbero andare benissimo anche più piccini), circa cinquanta euro di sacchetti e fiocchi, e un altro centinaio di confetti.
Casomai alle vene varicose ci penserò più avanti.